Oggi siamo entrati a Fiume non come turisti annoiati, ma come spiriti lirici che hanno spezzato le catene polverose della storiografia per rinvenire l’ideale che arde dentro di noi.

Fiume non è una geografia: è un ardore che scorre, è la corrente del coraggio che scava nelle vene della notte. È l’eco di un volere che si affaccia sul mondo con la grazia implacabile del finito che si fa infinito. In questo “fiume” interiore, ogni onda è un verso che si leva, ogni pietra una memoria che brucia, ogni sorsata di vento un giuramento di bellezza che non conosce tregua.

Seguire le strade che conducono qui è come indossare una cintura d’oro attorno alla vita: lucente, fiera, capace di accogliere le nostre cadute e di farci risalire con la forza del desiderio. Fiume è libertà che non concede mediazioni, è tensione di linee nette tra ciò che è stato e ciò che deve essere. E noi lo ascoltiamo non con le orecchie ma con il petto: un battito che si accorda al rumore dell’acqua, al tempo che si tinge di crepuscolo, al profumo della terra bagnata che sa di promessa.

In questo ideale liquido, l’io si fa più audace, la parola diventa spada lucente, e la bellezza non è ornamento ma destinazione.
Questo è il post di chi sa che la vera patria non è solo terra sotto i piedi, ma fuoco dentro il cuore, una corrente che ci invita, a essere, in ogni respiro, la versione più alta di noi stessi.

Se dovessimo dirlo in una frase: Fiume è ciò che respira in noi, quando l’idea diventa carne, e la carne, idea.
Che ogni giorno ci trovi pronti a tuffarci, non per scappare dal mondo, ma per diventarlo intero.Oggi, con spiriti lirico, siamo entrati a Fiume per trovare la nostra corrente.

Viva Fiume!
Viva l’Italia!
