Di Giulio Giraldi
Purtroppo la cattiva informazione interna, dopo aver travolto la storia italiana dal Risorgimento in avanti, ha ormai travolto anche quella più recente. Da alcuni messaggi arrivati in redazione, addirittura si è portati a pensare che il Presidente Andreotti sia stato l’uomo degli Usa a Roma nella guerra fredda. Più o meno il contrario di quanto è stato. Neo-Atlantisti espliciti furono Fanfani, Mattei, Moro, Gronchi, Craxi, Dorotei, Morotei e via dicendo, praticamente tutti i vertici della Prima Repubblica; atlantista o neo-atlantista mai lo fu invece Andreotti: la sua linea strategica fu sempre romana, coerentemente euro-mediterranea, con relazioni di equidistanza tra Mosca e Washington e di particolare vicinanza al mondo arabo antisionista e a Pechino. Tra i fondatori di Gladio, non a caso, troveremo Aldo Moro, Enrico Mattei, Taviani, poi i Saragat e i Cossiga in veste di garanti politici, oggi assai superficialmente riabilitati nella coscienza storica, non Andreotti che fu bersaglio fisso e permanente di quegli ambienti istituzionali atlantisti o neo-atlantisti che fossero.
Il colpo di stato degli americani e degli ebrei contro la Prima Repubblica dei primi anni Novanta fu chiaramente un colpo di stato contro Andreotti, con il sostegno operativo delle dirigenze e delle gioventù di base sia comunista sia neofascista; comunisti e “neofascisti” esultavano concordi per la nuova “liberazione” – dopo quella russo-americana del 1945. Le accuse storiche di mafia e corruzione videro di fatto assolto il Presidente e andrebbero rigirate, ancora una volta, a Washington e a Mosca, entrambe registe, per quanto indirette, non solo del delitto Moro ma anche di operazioni sporche come la strategia del terrore e delle bombe dei primi anni ’90 (con gli illeciti legami tra l’Oro di Mosca e i comunisti italiani indagati da Falcone poco prima di essere ucciso) che servì appunto a delegittimare l’entourage andreottiano, assediato dai colpi di un vero e proprio attacco mondiale.
Il capolavoro strategico del Presidente Andreotti, che non poteva andare giù né agli americani né agli israeliani, fu quello di assicurare al potere romano sin dagli anni ’50 una evidente continuità strategica con il precedente regime, facendo abilmente credere ai nemici che i “fascisti” fossero i missini o le altre destre radicali. Questo anzitutto sul piano della sicurezza nazionale e della tutela interna; basti pensare ad Adalberto Titta, vecchio agente dei servizi segreti della Repubblica Sociale Italiana e carismatica spia senza volto (di lui non ci è rimasta alcuna foto e scarni sono i suoi veri dati) e al suo Noto Servizio o il cosiddetto “Anello di prima linea” (il servizio di Giulio Andreotti, come fu definito…)
Il Noto Servizio – il nome dato agli operativi andreottiani da Mino Pecorelli e da altri rapporti, poi rimasto in uso – fu operativo autore della liberazione del comandante nazista Kappler nel 1977 e di operazioni audaci di sostegno militare al mondo arabo impegnato in conflitti contro gli israeliani. Il Pecorelli, che fu giornalista d’assalto e portavoce politico dell’attacco al Noto Servizio di Via Statuto di Milano, antifascista monarchico nell’entourage cattocomunista di Aldo Moro, era non solo nella P2 ma anche nella rete selezionatissima e ristrettissima dei più influenti esponenti italiani del mondo militare americano della NSA. Ciò vuol dire che l’Anello non era affatto filoamericano; tutt’altro. Peraltro Andreotti fu assolto quanto alle accuse di aver ordinato l’omicidio del giornalista.
Oggi sono anche usciti libri e articoli su tale Noto Servizio dei vari Giannulli o Stefania Limiti, ma vi sono forti dubbi sulla attendibilità di questi saggi pieni di contraddizioni; ad esempio l’ebreo con la divisa sovietica Otimsky, considerata figura centrale da questi analisti, di incerto passato e sulla cui esistenza stessa si nutrono seri dubbi, fu probabilmente il classico nome tirato fuori per inquinare le acque. Passando alla politica estera, europea e mediterranea nel nostro Vicino Oriente, la linea Andreottiana fu altrettanto concreta: il Presidente si avvalse anche in questo caso di specialisti della Federazione Nazionale RSI e “Europa combattente” come Maurizio Giraldi, Giubilo (ex sindaco di Roma che affidò la Capitale alla cura dell’urbanista giapponese Kenzo Tange per tentare di fermare la devastazione urbana), Mons. Cappucci (arrestato dagli israeliani e poi richiesto libero dalla Santa Sede), provenienti tutti da ambienti ben schierati e identificabili nella loro derivazione. Lo stesso dicasi di Vittorio Sbardella, vittima di una assurda campagna di inquinamento mediatico orchestrata dai soliti missini e/o comunisti ma assolto completamente su tutti i fatti di corruzione. Quando i compagni nei cortei scandivano “Scudo crociato fascismo di stato” era chiaro il riferimento ad Andreotti, malvisto non solo da loro ma ancor più da americani ed ebrei. Altra diceria che ha trovato purtroppo largo credito è quella che Andreotti fosse contrario alla riunificazione tedesca; in realtà in sede internazionale il parere decisivo per la Germania unita fu il suo, con Francia, Inghilterra e Usa contrarie (vedi 30Giorni | Il pragmatismo indispensabile).
