L’olocausto di cui nessuno parla
L’olocausto di cui nessuno parla

L’olocausto di cui nessuno parla

Di Alessandro P.

I cristiani in Medio Oriente, nel 1948, erano circa 50 milioni; oggi sono appena 14 milioni. Un dato che mette letteralmente i brividi ma di cui purtroppo non si parla.

Dal 1948, anno in cui, grazie al sostegno strategico militare di una potenza ateista e anticristiana come l’Urss di Stalin, venne proclamata la nascita dello Stato di Israele (Paese in cui si trova il Monte Golgota, luogo cristiano per eccellenza), 230.000 cristiani arabi hanno lasciato quelle terre. Nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, il 35% della popolazione cristiana palestinese è emigrato altrove, facendo scendere all’1,4% la presenza cristiana in quelle zone; negli anni successivi i cristiani hanno gradualmente vissuto, più o meno generalmente, una sempre più dura situazione di autentico apartheid e discriminazione sociale. È sempre più evidente che, al di là di ogni sciocco nostalgismo o giudizio politico di possibile riabilitazione che non è assolutamente intenzione di chi scrive sviluppare, i fascismi europei – con tanto di indotto antisemitismo – nacquero esclusivamente per preservare i popoli centroeuropei, impedendo loro di precipitare velocemente in una degenerazione socioculturale di tipo palestinese mediorientale, e dunque nell’estinzione.

Ciò dovette in qualche modo intuire il Pontefice Pio XII. Nel dopoguerra, va dato atto al grande statista romano G. Andreotti di aver tentato se non altro di salvaguardare e proteggere il diritto alla vita della ricca, multiforme e plurale comunità cristiana del Vicino Oriente, perseguendo anche un modello europeo e mediterraneo alternativo a quello russo-americano allora e purtroppo ancora oggi egemonista (https://giulioandreotti.org/politica-estera/presidente-di-commissione-1979-1983-e-ministro-degli-esteri-1983-1989/i-rapporti-con-il-mondo-arabo).