Dune – Parte due: recensione
Dune – Parte due: recensione

Dune – Parte due: recensione

Di Yuri Di Benedetto

È il film della nostra generazione? Sì.

Immagini oniriche e visive di sangue e guerra, sabbia e acqua, amore e vita, sogno e realtà, visione e pratica, che risultano concepiti come un unico flusso che agisce e fa agire.

Immagini di un ciclo eroico, dove soldato è anche sinonimo di demone e dove scienziato è anche l’altro nome del mago.

Diecimila anni di distanza dalla nostra epoca eppure con gli schemi archetipici più arcaici.

Di più, ecologia al di fuori del classico schema dell’uomo contro la natura e una tematica filosofica che parte dallo stoicismo, tocca il sovra-umanismo nietzschiano per approdare all’ascesi guerriera di Evola.

Il tutto, per non farsi mancar nulla, immerso in un’atmosfera mistica e profondamente religiosa in cui scienza e magia sembrano confondersi, in cui sapienza e tecnologia sono facce della stessa medaglia, in cui ordini segreti, potenti organizzazioni e profeti scalzi si muovono tra le stelle come i personaggi di un’antica saga mitologica.

“Vedo una guerra santa che divampa come un fuoco per tutto l’universo. Spinti da una religione guerriera alzeranno i vessilli degli Atreides in mio nome. Orde di fanatici adoreranno il santuario del teschio di mio padre”.

Tutto molto lontano dalle introverse e deboli narrazioni che hanno alimentato il pensiero debole degli ultimi anni.

Gli uomini liberi (free-men) non sono le disincantate figure che affollano le nostre città, ma quelli che vivono per vedere oltre e mettere radici tra le dune, immaginando un giorno di avere una quercia.

Conquista, non rinuncia.

È la meravigliosa rappresentazione del “diventa ciò che sei” unito al “fai ciò che devi” e non ciò che vuoi.

Un film che ci dona la consapevolezza della fede come strumento escatologico capace di battere il nulla, il deserto, il nichilismo.

Un film che ci ricorda cosa sappiamo dai tempi di Eraclito, che la vita è una lotta e che la pace è solo morte. Che la nostra religione è innanzitutto un culto di eroi, guerrieri e atleti. Fin dai Greci, celebriamo uomini diversi e disuguali. Il nostro mondo è fatto di lotta e di scelta, di superamenti, non di uguaglianza.

Perciò: LUNGA VITA AI COMBATTENTI!