La vita e il sogno secondo Fellini
La vita e il sogno secondo Fellini

La vita e il sogno secondo Fellini

di Katia d’Andrea

Il 2 e 3 luglio, in occasione della 8ª Rassegna di Cinema e Psicoanalisi, il Festival dei Due Mondi di Spoleto ha presentato un omaggio al grande maestro del Cinema Federico Fellini. La rassegna, a cura di Claudia Spadazzi e Elisabetta Marchiori, in collaborazione con il Cinema Sala Pegasus di Spoleto, vedrà la proiezione di una rosa di film dell’autore e di quattro documentari a lui dedicati, con la partecipazione di registi, esperti del cinema felliniano, giornalisti e psicoanalisti, che si confronteranno sull’analisi di aspetti profondi delle opere dell’indimenticabile cineasta. La vita e l’arte di Fellini, infatti, si intrecciano in maniera autentica ed indissolubile con i temi più profondi della psicoanalisi. La vera rivoluzione nella sua esistenza fu la scoperta della “psicoanlisi junghiana”, che incise fortemente nel suo percorso umano ed artistico: i segni, i simboli, gli archetipi, l’inconscio, ma soprattutto l’elemento onirico e gli elementi simbolico-allegorici restano la firma inconfondibili della sua arte.

Ma chi è stato Federico Fellini e cosa ha rappresentato nel panorama culturale della fine del novecento?

Il 20 gennaio 1920, nasceva a Rimini questo genio della cinematografia, universalmente riconosciuto. Autore di capolavori come 8 ½e Le notti di Cabiria, vincitore di cinque premi Oscar, del Leone d’oro alla carriera, della Palma d’oro al Festival di Cannes, egli fu genio per l’innovazione nello stile e nella tecnica di ripresa. Collaborò e si ispirò a figure come quella di Rossellini, di Bergman, di De Sica; i grandi maestri spesso furono da lui omaggiati e pubblicamente riconosciuti, ma non emulati, perchè Fellini rappresenta l’origine del suo genere, l’origine di se stesso: un “inizio” appunto.

Il padre de La Dolce vita e di Amarcord, è stato invece citato nei film dai suoi eredi nella settima arte, quali Tornatore e Sorrentino; ma ciò che lo porta ad essere modello ed esempio è certamente la sua grande passionalità.

Fellini era severo mentre dirigeva la macchina da presa, esigente, pignolo, a tratti ossessivo. Affascinato dalla magia, dall’esoterismo (come rappresentò in “Giulietta degli spiriti”), ricercava il nucleo profondo della realtà fenomenica e della natura umana. Era fortemente emotivo, Fellini, e consapevole delle sue paure, prima tra tutte quella legata alla perdita di “ispirazione”, come racconta in maniera indimenticabile nel suo 8 ½.

Fu grande il suo amore per le donne, nella loro poliedrica bellezza, fatta di grandi forme, di espressioni teatrali, di femminilità schiacciante e di prorompente sensualità (come dimenticare la splendida Anita Ekberg nella scena della Fontana di Trevi); donne travolgenti, eppure mai volgari, perchè avvolte da un manto onirico che ne sfumava i contorni, il profilo. E poi, la sua amata moglie Giulietta: piccola, minuta, ma dalla personalità forte ed autentica, attrice protagonista delle pellicole in cui la diresse, ma anche della sua esistenza di uomo votato all’arte e all’ambizione.

In pochi sanno che il suo primo amore artistico fu il disegno, che non abbandonò mai: illustrazioni, strisce di fumetto, per dare vita alle scene immaginate dei suoi film, ma anche vignette e caricature.

Ebbe il coraggio di perseguire i suoi sogni, di rispettare il suo talento, di interpretare le sue visioni, ma non lo fece mai da solo, seppe sempre affidarsi alle persone vicine e fidate, come la moglie e il suo caro amico ed alter ego nei film Marcello Mastroianni.

La vita di Fellini è monito, perchè insegna che il talento è nulla senza la perseveranza e la disciplina, ma soprattutto senza aver conseguito una profonda conoscenza di sè.

La rappresentazione della provincia come luogo della sua crescita e le memorie della sua giovinezza, restano la parte più poetica delle sue narrazioni.


Ho scoperto che con gli anni i tuoi errori e i tuoi rimpianti impari ad amarli come figli

Federico Fellini, 1920- 1993