Mare aperto
Mare aperto

Mare aperto

Di Giulio Moscatelli (Frontiere)

Il mondo che conoscevamo è destinato a sparire, a non tornare mai più.

Dobbiamo imparare a “considerare perduto ciò che è perduto”.

Le strutture che reggevano la nostra convivenza sono tarate irrimediabilmente e condannate a consunzione finale: il sistema del welfare, i diritti delle carte costituzionali, il sistema dei valori e delle relazioni umane. Chi può credere che possano tornare come prima?

Il futuro sarà una cosa nuova, tutta sconosciuta e diversa.

Il futuro dovrà interamente essere ideato e costruito da noi.

È come quando ci si imbarca e si lascia la terra alle nostre spalle, terra dove sappiamo che non si tornerà mai più.

Siamo a questo punto in MARE APERTO: ovunque si guardi non si vede alcun approdo ma solo mare.

Era già l’ora che volge ‘l disìo ai naviganti e intenerisce il core lo dì ch’han detto ai dolci amici addìo”. È inevitabile la nostalgia di ciò che si è lasciato: è umano, naturale.

E allora?  Allora la situazione, e la sensazione, è quella descritta nel libro secondo dell’Eneide: una grande potenza è caduta, una splendida civiltà annientata. I superstiti sconfitti sono spinti dal destino a vagare in cerca di “lontani esili e terre sconosciute”.

Il senso dell’inedito.

Dobbiamo costruire una nuova sede “dove fermarci”.

Come si fa? Come fondavano gli antichi una nuova città?

Prima di tutto e al centro di tutto si scavava una “fossa di fondazione”: in latino condere significa sì “fondare” ma letteralmente vuol dire “nascondere”. E come il seminatore affida alla terra il suo bene più prezioso per il futuro, il seme, così i nuovi fondatori nascondevano nella fossa residui e reperti che appartenevano loro: primizie di messi e manciate di terre da cui variamente ciascuno proveniva.

Ognuno offriva come fondamento parti del proprio essere e della propria esperienza.

Così faremo noi.

Ci sarà un mare tra noi e il passato, ma si butterà forse via tutto? NO.

Porteremo con noi le eredità che saranno sopravvissute ma solo quelle.

E di vario tipo: ideologiche, religiose, culturali (memorie e storia), naturali (sangue e terra), tecniche e artistiche.

Non sarà facile, è un esilio. Lungo la strada molti si perderanno.

Dovremo riempire di senso laddove tutto è stato vanificato.

Le foglie disperse dal vento la Sibilla non le rimette a posto… Lo dovremo fare da soli.