PAROLA, MAGIA E IPERREALTÀ
PAROLA, MAGIA E IPERREALTÀ

PAROLA, MAGIA E IPERREALTÀ

La parola è espressione di un concetto e la visione di un mondo particolare. Come sappiamo, l’uomo da sempre sente il bisogno di comunicare, di condividere un dono. Infatti, la parola può illuminarti e cambiarti la vita. Fin da piccoli veniamo inclusi in un flusso di parole continue che può essere negativo o positivo per noi: qualcosa che ci sentiamo dire può ferirci o renderci pazzi di gioia e persino ciò che non viene detto ha effetto su di noi, le famose “parole non dette”. Anche nel silenzio la parola può cambiarci e influenzarci profondamente.

Per i greci, quando varca la soglia delle labbra, la parola vola e incontra il ricevente che deve essere colpito, stravolto. La parola ha il compito di lasciare il segno, altrimenti non ha senso pronunciarla. Quel che spesso non consideriamo è il potere che la parola può esercitare su noi stessi; la persuasione, significa attraversare anima e mente dell’interlocutore in modo soave, dolcemente.

Un antico proverbio giapponese recita così: “Non parlare male di te stesso perché il guerriero interiore ascolta le tue parole e ne viene sminuito”.

Sì, perché la parola, riguardo tutto ciò che si è in precedenza detto, assume potere e realizza magie: tutti noi possiamo per questo essere maghi e agire su noi stessi come sugli altri. Il Mago crea immagini che proietta su di sé o sugli altri e quell’immagine si realizza. Il Mago che tutti noi possiamo diventare utilizza una magia “fai da te”, che non richiede particolari pratiche, formule o sacrifici, ma utilizza la persuasione e la forza delle immagini.

Quando si prende in mano un testo di sociologia o di antropologia, ci si accorge che diversi capitoli vengono dedicati al pensiero magico, agli incantesimi e riti d’ogni genere. Da questi testi ricaviamo che potremmo descrivere così la magia: credenza nel potere del gesto e della parola; le arti magiche si verificano attraverso formule verbali, invocazioni e pratiche che si crede abbiano la facoltà di poter agire sugli eventi o sulla natura delle cose in senso benefico (utilizzo della magia bianca) o malefico (magia nera). Si pensa quindi che l’uomo sia in grado di controllare questi aspetti poiché nella natura tutto è animato da analoghe forze che a un tempo vivono nell’umano e nella natura.

Magia fa pensare a qualcosa di assolutamente primitivo, selvaggio, irrazionale e perciò negativo.

Superstizione, fatture, malefici e malocchio. La magia non esiste, crediamo oggi, dimenticando così il pensiero irriproducibile a causa del mondo replicante e razionale a cui siamo abituati. Secondo Evola, l’Uomo premoderno non faceva alcuna distinzione: per lui non esistevano due dimensioni, ma una sola in cui metafisico e fisico coesistevano e permettevano all’uomo di avere un suo centro. La mancanza dell’uno o dell’altro, può portare solo instabilità e soprattutto confusione. Sappiamo davvero cosa sia reale o meno? Quanto siamo capaci di essere attenti in un mondo sempre più anestetizzato, sempre più imbambolato?

Tutto perde di significato in questi tempi. Le parole, il pensiero, la religione, il simbolo, il senso del Sacro. Tutte faccende che interessano poco o niente alle nuove generazioni (ma non solo). Secondo i Greci, le parole volano e debbono colpire, lasciare un segno nell’interlocutore: ma chi ascolta più? Non si presta l’orecchio a parole sagge e buone, ma a quelle che più ci compiacciono. Non si osserva il cielo e non si guarda verso l’Alto perché rivolgiamo gli occhi a terra e viviamo nell’immanenza.

Crediamo in questa assurda razionalità che vieta la magia, vieta il pensiero astratto, vieta il metafisico, ma è proprio questa razionalità a creare assurdi marchingegni utili alla creazione di altre dimensioni o realtà. Intelligenze Artificiali, visori per entrare nei videogiochi, creazione di robot e si potrebbe continuare. Cosa potrebbe accadere? La creatura di Frankenstein ha portato alla morte il suo creatore; forse la nostra non sarà una morte fisica, ma sempre più smetteremo di credere in ciò che non si può vedere e con altrettanta velocità, senza nemmeno rendercene conto, potremmo smarrire persino la dimensione fisica. A quel punto, all’uomo cosa resterebbe?

Le contraddizioni della Modernità ci piombano addosso con le loro conseguenze. Sarebbe meglio fare marcia indietro e chiederci con coscienza come rimediare alla spocchia che ci sta corrodendo. La scusa del progresso non regge perché non è questo il tipo di avanzamento di cui ha bisogno l’Uomo. È davvero progresso questo? È l’Intelligenza Artificiale che migliora l’Uomo?

La magia non si estingue ed esiste in modo preponderante nella nostra società sotto mentite spoglie. I più grandi maghi, infatti, oggi si nascondono nella figura del pubblicitario che crea l’immagine del bisogno di un prodotto il quale viene distribuito a quanti più riceventi possibili tramite un mezzo che conosciamo bene: la televisione.

La crescente influenza della televisione è probabilmente il più importante sviluppo verificatosi nel campo dei media nella seconda metà del secolo scorso. Se le attuali tendenze si confermano, all’età di diciotto anni, una persona nata oggi, avrà investito più tempo nel guardare la televisione che in qualsiasi altra attività, escluso il sonno. Nei paesi occidentali ormai praticamente ogni famiglia possiede un televisore, che viene tenuto acceso mediamente cinque-sei ore al giorno. Un fantastico trasmettitore di messaggi e immagini accessibile a chiunque.

Lo studioso francese Jean Baudrillard (1929-2007) è stato uno dei più influenti teorici contemporanei dei media. Egli ritiene, infatti, che l’impatto dei moderni mass media sia molto diverso e molto più profondo di quello di ogni altra tecnologia. L’avvento dei mass media elettronici, in particolare quello della televisione, ha trasformato la natura stessa della vita. La tv arriva quindi non a rappresentare il mondo, ma definisce in misura crescente cosa è il mondo.

Questo è ciò che Baudrillard chiama “Iperrealtà”: non esiste più una realtà a sé stante che la televisione ti consente di vedere; essa, infatti, è costituita da una realtà di “grado superiore” interamente affidata alle immagini televisive. L’Iperrealtà prodotta dai media è quindi fatta di simulacri, immagini che ricevono senso solo da altre immagini e perciò non hanno fondamento in alcuna “realtà esterna”.

Teorizzatori della razionalità, siete preda e zimbello dei vostri stessi incantesimi e… non credo proprio che si tratti di magia bianca.