CESARE PAVESE SEGRETO
CESARE PAVESE SEGRETO

CESARE PAVESE SEGRETO

Di: Francesco Subiaco

Crudele, dissidente, scandaloso. Un Pavese segreto, adesso svelato ai lettori

“Le grandi epoche della nostra vita si hanno quando noi abbiamo il coraggio di ribattezzare il nostro male come quel che abbiamo di meglio” con questo aforisma di Nietzsche potremmo riassumere il travaglio interiore che riassume il percorso artistico di Cesare Pavese dalla guerra al suo tragico suicidio. Trasformando per mezzo della Parola le inquietudini e i lati oscuri dell’uomo, travolto dai cambiamenti del novecento, dalla guerra, dal confronto tragico con una natura ed una società crudele e dolcissima. Attraverso raccolte come Lavorare stanca e Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Oppure mostrando gli orrori della guerra, la crudeltà della guerra civile, i morti innocenti, i morti partigiani, i morti repubblichini.

Una profondità decadente ed una sensibilità da “vinto nel campo dei vincitori” come disse Marcello Veneziani. Tutti elementi che o rendono un autore profondo e complesso, non inquadrabile con troppa superficialità nel Neorealismo, né riducibile al santino ideologico a cui era stato ridotto post mortem. Un Pavese ideologico, campione dell’antifascismo intellettuale, della letteratura impegnata e della Resistenza, dell’avanzata  del progresso e delle masse popolari, non convince. Tali discrepanze sono palesi in romanzi come “la casa in collina”, “la luna e i falò”. Ma soprattutto sono evidenti ne “Il taccuino segreto”( pubblicato da: ARAGNO EDITORE). Crudele, dissidente, scandaloso. Nel Taccuino segreto, Pavese mostra il coraggio di essere atroce. Scritto in piena seconda guerra mondiale tra il 1943 e il 1944, il taccuino riassume le considerazioni interiori del poeta che si confronta con la caduta del fascismo, la guerra civile e il destino europeo. Tale opera può essere considerata il lato oscuro e recondito de il mestiere del vivere. In cui l’autore si scaglia contro il movimento partigiano, accusando gli antifascisti di avere tutti i limiti del fascismo e di porli come vanto. Rivalutando il passato regime in quanto portatore di disciplina, mostrando le atrocità della WW2 come nulla di nuovo rispetto al terrore, alla rivoluzione francese. Riponendo più fiducia nella Rsi che ne Cnl. Scagliandosi contro il Re, le ipocrisie sociali, rileggendo la storia sotto la duplice lente di Nietzsche e Junger. Vedendo la guerra come lo scontro tra regimi del lavoro e regimi del capitale, astenendosi però dal parteggiare per una parte. Un Pavese segreto che venne obliato, proscritto e rimosso per non contaminare quel santino einaudiano di intellettuale organico, che Calvino cercò vanamente di oscurare. Un lato dello scrittore delle langhe che emerse destando scandalo intorno agli anni 90. Generando scetticismo sulla sua autenticità, indignazione per presunto opportunismo, oppure avventurandosi in spiegazioni fantasiose. Però come sottolineavano Pajetta e Pasolini, Pavese non fu mai un intellettuale organico, che disertò la resistenza, manifestando un antifascismo di circostanza, come di circostanza fu il suo fascismo negli anni 30. Leggendo il taccuino non ci si trova, però, di fronte ad un collaborazionista segreto, un “camerata” doppiogiochista. Si manifesta, invece, il ritratto di un grande impolitico, che non può essere assimilato né al fascismo, né al comunismo, che vive la politica passivamente, dedicandosi alla parola, alla letteratura, alla profondità dell’uomo. Profondità che non ha bandiera, che lo porta a non vedere le bombe e le guerriglie, come la difesa di un mondo decadente, né sottola lente della costruzione del mondo nuovo, ma più il pretesto per un “racconto”. Un Pavese impolitico, che guarda il mondo con la lente dell’uomo, di Nietzsche, di Junger, che cede a tentazioni sconvenienti, più che per convinzione per impulsività, più per ideologia per desiderio di ordine. Che alla politica preferisce l’ideologia, più che le bandiere rosse o nere, il tricolore. Un Pavese segreto, adesso svelato ai lettori.