Un’altra vita
Un’altra vita

Un’altra vita

Siamo stressati, ansiosi, timorosi, in collera; per risolvere i nostri problemi ci affidiamo a farmaci e sedute dallo psicologo. Siamo limitati. Abbiamo la costante sensazione di essere soli e non riusciamo a sopportarlo. Soli, in una società così densamente popolata. Soli, in delle città così affollate. Ma non c’è da preoccuparsi: pastiglie, gocce, caramelline di melatonina… ad ogni male una soluzione! Provate a farci caso, provate ad accendere la televisione per qualche minuto e vedrete infinite pubblicità di nuovi farmaci per prendere sonno e limitare gli stati d’ansia, così tante da esserne sommersi. Di recente anche gli psicologi online, sempre a disposizione comodamente a casa tua scaricando un’app. Soprattutto il mondo occidentale registra un aumento costante per quanto riguarda l’uso di farmaci antidepressivi o con lo scopo di arginare ansia e nervosismo. L’unica risposta al problema è l’effetto placebo, è anestetizzare la sofferenza o la consapevolezza.

Non voglio sminuire, ritenere inutile o criticare l’operato di chi si muove nell’ambito della psicologia e psichiatria (assolutamente no), ma ritengo doveroso smetterla di “normalizzare” questi stati “alterati” iniziando a porsi delle domande e rendere questi argomenti oggetto di riflessione. Smetterla di credere che l’ansia, la depressione, la bassa autostima e la rinuncia patologica siano accettabili in questa misura e portata. Smetterla di stare male a causa della società. La vita che ci spetta è programmata, organizzata, schedata, verificata, certificata e passiva. Siamo “gente in progresso” e lavoriamo. Ma per chi e per cosa? Con quale scopo? Non per noi e non lo facciamo nemmeno per gli altri, ma solo per lei: lo facciamo per La Grande Madre dei Consumi.

E tu, che fai di sabato

In questa città

Dove c’è gente che lavora

per avere un mese all’anno di ferie

Ecco quindi a cosa siamo ridotti. Rinunciamo a molto ma non ce ne rendiamo conto. Finché ci saranno serie tv, reality e social potremmo benissimo ignorare la realtà e fingere che la nostra vita non ci riguardi o peggio, desiderare quella degli altri e considerare la nostra inutile, spoglia (non abbastanza agghindata) e povera. Abbiamo perso la tensione verso l’alto e abbiamo deciso di stare comodi, sdraiati sul fondale, trasportati dalla corrente come alghe infestanti. Seneca scrisse: “temete tutto come mortali ma desiderate tutto come immortali”; eppure, mi chiedo, cosa desiderano gli uomini e le donne? Soldi. Solo soldi, forse non importa più nemmeno la fama o l’essere noti: troppi problemi. Soldi, per fare quello che vuoi. È questo che dovrebbero desiderare uomini come immortali? La vita non è più mito, è solo aperitivo e voglia di dormire.    

Per essere “libero” servono soldi. Denaro: dopo averlo toccato ci si deve lavare le mani. Per avere soldi devi adattarti a ciò che la società ti propone per fare soldi: nella sua opera “Teoria e struttura sociale” (1950) Merton sostiene che all’interno della società esiste un forte divario fra gli scopi che essa ci propone ed i mezzi che mette a disposizione per raggiungerli; prestiamo quindi attenzione e riflettiamo sulla metafora del bastone e la carota: la carota è la ricompensa (lo scopo che la società impone) mentre il bastone si identifica con la mancanza di mezzi e i continui fallimenti; il nostro aguzzino non è altro che la società che (citando Durkheim) “precede l’individuo e si impone ad esso fino alla coscienza”. Il soggetto, che in questo caso si rivelerà un prodotto fallato, un Frankenstein con IPhone, spesso non avendo la possibilità di raggiungere lo scopo legalmente, viene portato a deviare, a commettere dei crimini.

Penso alle baby gang, a ragazzi che non hanno idea di cosa sia la bellezza, che ignorano totalmente la bontà e le virtù. Senza una drittura. Giovani forze che impiegano il loro tempo a spacciare, derubare e dispensare violenza gratuita. Che cosa conoscono? Quali insegnamenti seguono? Perché si comportano così? Cosa sperano di ottenere? Hanno a cuore solo un falso senso di potenza e un gran desiderio di avere ciò che vogliono con i mezzi che ritengono più efficaci di quelli che propone la società, mezzi veloci come le consegne Amazon Prime.

Sempre più veloce: è così che ti dicono di vivere. Movimento per restare vivi, ma come amebe. E mentre tra un’email e l’altra si rimanda (e il tempo passa, come scrive Seneca) tutto fugge via, infinite giornate uguali si susseguono senza posa e un giorno, trovandoti solo, nel silenzio, non saprai cosa dire a te stesso. Oppure ti accorgi di coltivare un sogno, un ideale di bellezza: Un’Altra Vita. Sì, un’altra Vita piena di Sole e meno luce elettrica; una Vita che si lascia accarezzare dal vento e non dall’aria condizionata; una Vita coraggiosa, che tende all’avventura e alla scoperta, che non mette le radici nei letti o nei divani; una Vita che cerca l’ombra quando fa troppo caldo, che ama l’odore della pioggia perché dona malinconia; una Vita che sa attende perché il tempo non va misurato bensì vissuto, una Vita che sia autentica e non virtuale. Una Vita che possa dar vita a mille Vite dopo di lei.

La Natura ogni momento desidera ricordarci quale sia il mondo autentico. Troppo poco viene ascoltato l’avvertimento di questa forza che mostra come tutto misteriosamente abbia un ciclo di vita prezioso ed utile al prossimo. Non si tratta di scienza elementare né di becero ambientalismo da quattro soldi; si tratta di percepire il Sacro, lo stato primitivo e primigenio dell’esistenza. Così dichiarò il Maestro Franco Battiato in un’intervista:

“Ogni mattina nel luogo in cui vivo, quindi casa mia e giardino, mi alzo molto presto e devo dire che appena apro la finestra-porta il profumo già delle rose, dei gelsomini… per me sono il linguaggio dell’esistenza. Ringrazio ogni giorno questo tipo di esperienza perché effettivamente la Natura, ancora oggi (con tutte le schifezze che ci stanno annullando) è rimasta intatta nella sacralità; cioè è l’unica realtà oggi che ti fa risentire, come fossimo nel primordiale, la bellezza dell’esistenza.”

Un luogo protetto e sicuro dove essere di nuovo uomini. L’Imperatore Augusto spesso immaginava una vita serena in campagna, lontano dalla politica e dalle responsabilità dell’Impero, fuori dai meccanismi di potere, dalla falsità di patrizi e senatori. Sapeva di non poterlo fare (difatti non accadde) ma diceva che il solo pensiero di una vita come quella riusciva a rendere più sopportabile il contesto sopra descritto. La verità è che possiamo avere le manine morbide e la comodità di un letto in memory foam ma non possiamo dimenticare ciò che siamo né da dove veniamo.

L’Uomo non è fatto per la vita comoda, non è progettato per starsene seduto ad una scrivania e le sue mani non servono solo a schiacciare tasti di una tastiera: le sue mani creano infinita bellezza nell’arte, nell’orto, nell’amore. Le sue gambe lo portano lontano così come fa la sua mente, così come fanno i suoi sogni. Il suo cuore, invece, lo tiene ancorato alla sua terra, più che mai legato indissolubilmente alla sua casa, alle sue tradizioni. La sua anima arride al coraggio.   

Quando il “progresso” arriverà a schiacciarci, quando questa bella prigione ci starà stretta, capiremo che

Ci vuole un’altra Vita.