Una nuova via
Una nuova via

Una nuova via

Di Yuri Di Benedetto

Il ’900 è stato un secolo di ferro e di fuoco, e il suo lascito è una lunga distesa di rovine fumanti. Qualcuno disse che il 9 novembre del 1989 finì la storia. Con la caduta del muro di Berlino, si annunciava una nuova era di libertà e benessere globale. Ma l’illusione di una tale promessa di felicità e spensieratezza è naufragata contro la realtà. Gli inizi di questo millennio hanno dimostrato solamente come le rovine siano più presenti che mai. E il padrone assoluto di questa landa desolata è il sistema liberale che domina incontrastato. Chi festeggia la caduta del muro dovrebbe chiedersi: cosa abbiamo realmente oggi?

Nulla.

Un sistema di controllo impersonale, che ti permette di dire e “fare” quello che vuoi, a patto da restare nel recinto predisposto (solitamente un centro commerciale o una piattaforma online). Non c’è nessuno scopo, esistiamo passivamente, nessun obiettivo da raggiungere, nessuna visione da costruire. Tutto finalizzato all’interesse economico di pochi “eletti”. Abbiamo solo opinioni e paure, al massimo nostalgie impotenti.

Risuonano fatali le parole di Nietzsche: “Non si è liberi da qualcosa ma per qualcosa.”

Ecco perché le battaglie di oggi, per quanto giuste, non riescono a trovare uno sbocco effettivo. Manca l’idea effettiva di essere liberi per qualcosa.

I reduci delle grandi tempeste d’acciaio del secolo scorso sono rimasti attaccati alle loro dimenticate, per quanto gloriose, bandiere. Intanto dimentichiamo perfino di vivere la vita biologica nella sua complessità e totalità.

Le macerie non sono più limitate alle città, ma sono entrate nell’anima dell’umanità nel suo insieme. Qualcuno cantava un tempo “risorti dalle rovine”, mentre oggi osserviamo sempre più definita la figura tragica dell’uomo in piedi sulle rovine.

La storia non è finita, ma per tornare in essa bisogna saper storicizzare le esperienze che ne hanno definito i contorni.

Oggi ci guardiamo alle spalle per ricordarci che non abbiamo più nulla da perdere, e proprio per questo dovremo aprire una nuova strada, una nuova via, che vada oltre, che sia oltre.