ELITIS E LA RESURREZIONE DELLA POESIA GRECA
ELITIS E LA RESURREZIONE DELLA POESIA GRECA

ELITIS E LA RESURREZIONE DELLA POESIA GRECA

Di: Francesco Subiaco

Una delle voci più rappresentative della poesia contemporanea

Che cos’è la poesia? È sensazione, potenza, ritmo, spirito. è lo slancio vitale che muove gli uomini verso l’alto, verso l’altro. Per Corazzini è “sentirsi morire”, per l’estetismo “caricare ogni parola del suo massimo significato”. Per Odisseas Elitis, poeta e premio nobel greco, è la fusione tra l’eternità della tradizione e dello spirito, con la vitalità del pensiero e della parola liberi dalle prigioni dello stile maledetto, dai conformismi letterari ed ideologici. Spirito e Libertà. Un binomio che alterna i testi  racchiusi in “Poesie”(CROCETTI EDITORE). L’opera racchiude componimenti provenienti dalle raccolte del poeta, dagli esordi di ”Orientamenti”, con la ripresa delle sperimentazioni del surrealismo, delle opere di Valery, con il suo Egeo, simile ad un mare da cartolina, disegnato tramite sensazioni trasparenti che fondono il vento e il mare, i baci e i raggi del sole. Attraversando le esperienze della guerra in Albania. Con descrizioni splendide e magiche di un mare, apparente terrazza-palco del concerto dei giacinti e delle onde, che parla al mare “si ma con lacrime ed onde”. Attraversando la vita di un poeta che superata l’esperienza impolitica e distaccata della seconda mondiale, passata tra la malattia e la morte del fronte albanese, passati decenni dalla guerra riflette sulla Grecia e il suo paese calpestato. Una Grecia kaputt, ridotta in miseria e rottami, sfiancata dall’occupazione nazista, dal sangue della guerra, dalla morte degli slanci vitali. Paralizzata, umiliata, offesa. Alla sua patria lontana penserà mentre scriverà il suo capolavoro: Axion Est-Dignus est.

L’opera, che deve il suo nome alla liturgia ortodossa, è il poema del Risorgimento greco dopo la catstrofe mondiale, del trionfo dello spirito, dell’invocazione alla libertà, all’unità, in continuazione con la tradizione bizantina e ortodossa, nazionale ed eterna. Divisa in tre movimenti (Genesi, Passione, Gloria) in cui si ripercorre la nascita della parola, il verbo, principio di vita, libertà, rinascita. Passando per la passione, divisa in canti e salmi, in cui si fondono versi sulla guerra e sulla distruzione, con versi personali e spirituali. Affrontando la solitudine davanti ad un mondo caotico e incontrollato in cui altri scelsero le certezze della “scienza e della forza”, come in Salmo IV, raccontando di aver “raccolto i miei giorni e non ti ho trovato/mai da nessuna parte, a tenermi per mano/nell’urlo dei burroni e nel mio caos di stelle”.  Scrivendo un inno poetico nazionale dello spirito greco, che nasce con la parola, con Omero e le serene, approdando per le luci di bisanzio, la lotta d’indipendenza e la scoperta dell’individualità. In un linguaggio che fonde liturgia e poesia, lo spirito e l’individuo, dio, il mare, l’eterno. Con inni e appelli al Sole, per non dimenticare la propria terra sbandata e morente, che vive la sua passione come il cristo delle scritture, come il popolo ellenico oppresso dagli ottomani(“Greci nel buio mostrano la via: LIBERTAS per te lacrimerà di gioia il sole”).

Dopo la genesi e la passione il terzo movimento: gloria; ispirato alla resurrezione di un popolo sconfitto e oppresso, colmo di vita e voglia di riscatto. Un popolo che si oppone al morire della luce, al silenzio della morte, che cerca la via di un nuovo risorgimento . “DIGNUS EST il fulgore della luce e il primo voto dell’uomo sulla pietra inciso”. Un canto di risveglio fatto di sensazioni, di fusioni, panico e liberatorio, all’ombra della vergine sirena, dei canti di gloria della tradizione ortodossa, dell’anima di una nazione che dopo le lacrime innocenti afferra “la mano che ritorna da un orrendo omicidio e adesso sa qual è davvero il mondo che soverchia, quale il nunc quale il semper dentro il mondo”. Lo scontro del mondo delle apparenze, delle illusioni, della bestialità del NUNC(ora), contro l’alta coscienza, il verbo, la catena degli astri, il SEMPER. “Nunc il guscio della terra e il potere Semper il cibo dell’anima//nunc l’umiliazione degli dei, nunc la polvere dell’uomo, semper il piccolo mondo, il grande”. Un gloria di riscossa della coscienza che scegli di affidarsi allo spirito, ai valori eterni, contro la superficialità della violenza, della materia. La superficialità della società postmoderna che ci vede oppressi e deboli, schiavi dell’odierno e ciechi di fronte all’eterno. Un monito e un viaggio verso lo spirito più che mai attuale, di difesa del piccolo mondo, il grande, travolto dal regno della quantità, dalla violenza, dalla miseria umana. Il cui opposto è il Costantino Paleologo de “Fratellastri” degli anni 60. L’ultimo greco che sacrificò la sua vita “dinanzi alla porta inespugnabile del suo dolore, tra Furio Camillo e Cristo, sacrificandosi alle Termopili dell’impero bizantino contro i turchi, contro gli oppressori. Lui l’ultimo greco che si scagliò in nome dello spirito e della libertà, simbolo immenso della resurrezione dei popoli.

Simbolo che nelle pagine di Elitis diventa l’icona dell’alba di un futuro libero, puro, eterno.