Di Estetarmato
Non è la tecnologia a renderci schiavi, ma è la mentalità moderna che è mentalità da schiavo, su tutti i fronti.
E noi ce la prendiamo con l’unica istanza liberatrice:
INTERNET.
La tecnologia non ci domina, ci serve.
Chi si lascia dominare da essa è vittima solo della propria debolezza.
“La rivoluzione industriale e le sue conseguenze
sono state un disastro per la razza umana.”
Così scrisse un uomo che vedeva nella tecnica un veleno, un tradimento della natura, qualcosa che inevitabilmente si sarebbe rivolto contro il suo creatore, disumanizzandolo, prendendo il sopravvento.
A noi, che viviamo questo tempo disumanizzato e disumanizzante, il compito di sistemare il disastro, che però è incancellabile.
Dominarlo dev’essere il nostro focus.
Quando scopriamo qualcosa, quel qualcosa non può più essere cancellato.
La conoscenza non si revoca.
Si integra. Si padroneggia.
Il fumo che esce dalla sigaretta non torna mai nella sigaretta.
Ma puoi accenderne un’altra.
Noi uomini inventiamo sempre qualcosa che potrebbe distruggerci, perché la nostra fantasia è ingovernabile e la nostra razionalità non può contenerla. Ma chi crea deve anche essere in grado di gestire la potenza di ciò che ha portato alla luce.
Prometeo ci diede il fuoco.
Potevamo bruciare.
Ma l’abbiamo domato.
La ruota ci rese rapidi, e nel farlo poteva condurci allo schianto.
Eppure, siamo ancora in carreggiata.
La fabbrica tentò di ridurci ad ingranaggi, di distruggere l’individuo, ma l’individuo risorse e sfidò pure il consumo che lo voleva solo consumatore.
L’energia atomica poteva significare la fine di tutto, ma invero sostiene il peso del nostro dominio.
Scoprire. Tremare. Domare.
Creiamo estensioni della nostra volontà perché è nostro destino modellare la realtà, renderla conforme all’idea che Dio ha di noi.
Un’idea dominatrice.
Eppure, oggi la paura ci avvelena, e ciò che è nostro lo vediamo come un demone.
Internet, i social media, l’intelligenza artificiale: le abbiamo create per servire, ma qualcuno ha iniziato a tremare. A vederle come entità autonome, che ci sfuggono, che ci imprigionano, che ci controllano, questi urlano che è troppo tardi per fermarle.
Ma indietro non si torna.
La scoperta non si cancella.
La conoscenza non si abbandona.
Si usa. Si piega.
Il problema non è la tecnologia, ma l’uomo che ha dimenticato di essere padrone.
Se siamo stati assorbiti dalla rete, dai social, dalle IA, non è per la loro forza.
È per la nostra debolezza.
Solo chi cerca un dominatore finisce per essere domato.
La tecnologia è uno specchio spirituale.
Non schiavizza.
Si lascia schiavizzare.
Serve chi ha la volontà di comandarla, e comanda chi cerca un padrone.
La paura dell’IA, di internet, dei social è solo il riflesso di un uomo che non si sente più degno di essere sovrano.
Ma bisogna ricordare.
Su questa terra, l’essere preferito di Dio è ancora l’uomo.
Fu lui a guardare l’uccello e dire: “Un giorno volerò anch’io.”
E volò.
Tale era la portata della sua volontà.
Oggi guarda una macchina che fa calcoli e teme di venirne imprigionato.
Tale è la decadenza del suo spirito.
Ma lo libereremo.
Usando la magia del mondo digitale.
Saremo maghi.
E incanteremo il Signore, ancora una volta, d’altronde – nemmeno Lui è pronto a sostituirci.