STENIO COMPAGNO DI SOLITUDINE
STENIO COMPAGNO DI SOLITUDINE

STENIO COMPAGNO DI SOLITUDINE

Di: Francesco Subiaco

Compagni di solitudine; una educazione intellettuale

Politica e letteratura sembrano parole offuscate. In un’epoca post-ideologica e quantitativa come l’odierna, ogni forma di schema mentale, di tradizione ideologica ed educazione intellettuale si sostituiscono due estremi: la bulimia dell’iperinformazione e la stagnazione. Letterature e politica sono parole che rappresentano un mondo forse dimenticato. Ai vecchi apparati ideologici si sono sostituite le corporate, ai militanti gli influencer. Nell’arcipelago globale anche la letteratura è resa sempre di più un prodotto commerciale. Anche in letteratura, al di là delle leggi del mercato, non si trovano, almeno nel circuito mainstream, né riferimenti né educazione. Educazione non nel senso di indottrinamento, ma nel senso di formazione morale e sentimentale.
Nello sbandamento odierno, è necessario attingere non dove persistono i riflettori, ma dove c’è la riflessione. Non tra i bestseller, ma tra classici che maturano con gli anni. Del resto le librerie sono gli unici negozi che nascondono i frutti migliori ed espongono i peggiori. Tra queste gemme letterari è necessario considerare “Compagni di solitudine” di Stenio Solinas.
Solinas è uno dei maggiori intellettuali del panorama italiano, tra i fondatori della nuova destra italiana. Ha sviluppato una ampia produzione giornalistica letteraria che ha contribuito alla diffusione delle vette più
notevoli della letteratura proscritta o sconosciuta in Italia. Da Celine a Chatwin, passando per Debray e Drieu la Rochelle. Raccontandoli in maniera unica, inedita, mostrandone lo spessore artistico oltre i santini ideologici. Nei compagni di solitudine, Solinas ripercorre una educazione intellettuale in cui all’esperienza della formazione personale si affiancano i ritratti di questi personaggi indimenticabili. Mostrando una formazione eclettica, da giovane esteta armato, tra dandysmi e tradizione non conforme. Coltivando una evoluzione culturale che lo porterà dalle posizioni della cultura di destra, alla nuova cultura capace di fondere riferimenti diversi in sintesi nuove. Attraverso i ritratti del decadente Drieu la rochelle e del suo fratello separato Malraux, il rosso e il nero della letteratura francese. Alle traversate aeree i SaintExupery il “grande principe” del volo e del Petite Prince.
Personaggi contrastanti, geni dimenticati, maschere e sismografi del secolo orchestrati dalla penna di Solinas in un carosello di maschere d’autore tra l’ammaliante e l’intrigante. Tra cui svettano campioni della militanza e categorie di uomini collegati con la politica come Willy Munzenberg, definito da Trotzky il “più infame degli agenti di Stalin”. Questo intellettuale organico, comunista ortodosso, stalinista e complice, “e al suo insegnamento che noi dobbiamo la strategia dell’attenzione e dell’arruolamento degli intellettuali, la manipolazione dei mezzi di informazione, la creazione degli organismi nominalmente indipendenti, di fatto guidati dagli apparati di partito… È lui il teorizzatore dei «compagni di strada», degli «utili idioti», delle marce pacifiste a senso unico, dei «documenti di solidarietà», dei tribunali internazionali, degli «appelli», tutto l’armamentario di sigle, comportamenti, riflessi condizionati che ancor oggi vediamo rispuntare dietro i fatti più diversi”. Personalità che scomparirà nel 1940, fatto sparire, per conto dei nazisti o dei comunisti. A personaggi di questo tipo si incontrano autori a cui si può applicare quella frase di Lord Jim di ConradEra uno di noi”. Leggendo Solinas e i suoi “fratelli morti” si può incorrere nella stessa definizione. Un espressione usata “per delineare un particolare tipo umano. Perso e preso dietro alla acuta coscienza dell’onore smarrito, l’onore da ritrovare, l’onore da difender”. Nei riferimenti di Solinas, c’è la scelta di stare con Edmund Dantes, questo conte di Montecristo della letteratura, che in nome dell’onore e del grande stile difende autori scomodi ed impubblicabili per pregiudizio ideologico. Per miopia culturale, a cui una vista acuta riesce a tratteggiare il ritratto. Dall’antimoderno Thesiger, al vagamondo Morand, passando per le figure che fecero della militanza uno stile di vita e di condotta. Fino alle ultime iniziative per la Settecolori con ‘introduzione del capolavoro proibito del proscritto Rebatet, che nei Due Stendardi ha costruito uno dei più grandi monumenti obliati della letteratura francese. Perché come al Cyrano di
Rostand a lui non importa la convenienza di un ritratto, la sua popolarità. Lui si batte, lui si batte, lui si batte. Da grande compagno di solitudine intellettuale, la stessa solitudine maestra di pensiero e gusto.